Psicologa Psicoterapeuta

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Cit. Da Cesare Pavese in La luna e i falò.

Mi chiamo Loredana, l’unico nome tra i miei fratelli scelto da mia madre. Sono la terza di quattro figli, tutti impegnati, intelligenti e appassionati della vita e del lavoro. Sono la prima ad aver lasciato la mia regione e il mio piccolo e poco conosciuto paese, per andare in esplorazione di quei territori mentali e collettivi fuori da una piccola comunità rurale, agricola, libera di essere vissuta per la presenza di pochi vicoli belli e confinati, ma scomoda e faticosa per qualunque sorta di emancipazione femminile. E proprio come insegnano i contadini, la terra è cura, è lotta, è sacrificio prima di poter raccogliere buoni frutti; così partii per Roma a capire se il mondo, oltre la Valle, si muovesse in modo uguale o riservasse novità e sorprese.

Certo, si può capire, lo spaesamento nel passaggio e lo iato che può esistere tra 1800 abitanti arroccati su un piccolo promontorio con le loro certezze e le giganti querce secolari che ne segnano i confini e la multietnicità romana e l’infinito GRA. In tasca, con qualche indicazione genitoriale, la voglia di andare via e quella di tornare, sono giunta soddisfatta alle mete prefissate.

Formazione

Ho studiato Psicologia a Roma, negli anni in cui la facoltà subiva una buona e positiva trasformazione. Ho potuto approfondire la psicologia clinica, la psicopatologia, la psicologia di comunità, i gruppi e le organizzazioni. Ho proseguito a Torino e a Milano le mie specializzazioni, prima con un master in politiche del lavoro e delle organizzazioni, per poi diventare psicoterapeuta presso la Confederazione Italiana per la Ricerca Analitica sui Gruppi (CO.I.R.A.G.).

Le storie familiari, dei gruppi e delle comunità mi appassionano particolarmente, ne analizzo le origini, studio i passaggi generazionali e territoriali per poter comprendere quali sono i viaggi intrapresi, le soste, le fatiche, i blocchi, le rivoluzioni, i destini, i riscatti. I viaggiatori, da dove sono partiti, con che mezzo, cosa hanno trovato sulle loro strade, le strade erano asfaltate o somigliavano a delle mulattiere? Avevano riserve? Hanno trovato ospitalità e ristoro da qualche parte? Dove e come sono arrivati? Che presenza nel mondo ora hanno costruito? Mangiano un buon cibo e hanno un focolare? Tornano al loro paese? Cosa portano là e cosa portano da là?

La conoscenza del territorio

La luna, – disse Nuto, – bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la luna è giovane. Perfino gli innesti, se non si fanno ai primi giorni della luna, non attaccano.”

Dalla provincia di Salerno, a Roma, a Milano e Torino, sono approdata a Rozzano, dove vivo, con mio marito e i miei figli, e lavoro. Ho attraversato l’Italia, le città industriali e dello sviluppo, approdi per il sud delle grandi migrazioni. Rozzano rappresenta per me quella costola che il popolo italiano ha costruito realmente con impegno e fatica dovendo andare oltre le valli. Mi piacciono quelle case popolari rozzanesi dove fuori sono esposte le ceramiche di Vietri e le foto di Maradona. E’ la forza di quei simboli ricreati in nuove ambientazioni che attira la mia attenzione. Quelle immagini, quelle menti, quelle famiglie, che posto hanno trovato qui a contesto mutato?

Ho collaborato con la Neuropsichiatria di Rozzano nell’ambito del pregiudizio minorile e aiuto le famiglie a trovare nuove modalità di convivenza. Lavoro molto sui rapporti tra genitori e figli, i legami tra i fratelli, tra i ragazzi e la scuola. Lavoro a stretto contatto con i servizi territoriali, i CPS, le UONPIA, i consultori e con psichiatri privati. Mi occupo di ricollocazione professione, tecniche di ricerca del lavoro e mantenimento delle performances al lavoro in migranti e persone con patologie fisiche e psichiche.

Ritornare: L’amore per il vecchio e per il nuovo

Adoro curiosare tra quello che siamo stati. Mi piace molto l’antiquariato, recuperare i pezzi del passato e farli rivivere dotandoli di nuova luce. Il riuso è come tessere connessioni con le origini.

La tessitura, proprio nell’atto di rammendare e ricreare, mi riporta alla cura, calma e paziente. Il nuovo maglione di morbida lana ci aiuterà ad affrontare, senza troppi acciacchi, il nuovo inverno.

Questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto”.